Le rose di Eleonora e Valentino

Il cancello è socchiuso, come a lasciare intendere che bisogna entrare con rispetto. Appena varcata la soglia, veniamo accolti da un'esplosione di colori e profumi: stiamo entrando in un sogno di 1700 rosai che dura ormai da quasi 30 anni.
Eleonora ci sta aspettando sul terrazzino di casa e ci accoglie con quel suo sorriso che ci accompagnerà per le oltre due ore di visita: "Ah! La famiglia di Genova, vi stavamo aspettando, bevenuti!" dice con calore! Poco dopo, ecco comparire Valentino: l'angelo del giardino, il custode silenzioso di questo luogo d'incanto, sempre un passo indietro rispetto all'adorata moglie: "Lei mi dice cosa fare e io lo faccio!", confessa con il suo sguardo timido e dolce.


Il giardino è esattamente come me lo aspettavo (ho letto almeno dieci volte la descrizione che lo scrittore Andrea di Robilant ne da nel suo libro "Sulle tracce di una rosa perduta", ed. Corbaccio): cascate di rambler piovono dagli alberi e si mostrano in tutta la loro libera crescita, cespugli di damascene e galliche; pergolati sui quali si arrampicano decine di rosai: alcuni noti, altri mai sentiti. Poi l'angolo delle trovatelle, cioè le rose senza nome regalate ad Eleonora da amici e visitatori o recuperate nel corso degli anni.



















Poi, ogni tanto, incontriamo una rosa nata spontaneamente nel giardino ad opera di insetti e uccelli: "dalla pianta madre ereditano il portamento, il colore in genere viene dato dal padre, poi altri aspetti come ad esempio il numero di petali, la forma o il profumo si possono ereditare da entrambi i genitori" spiega con grande competenza questa piccola donna che si può annoverare tra i massimi esperte mondiali di rose. Tutte le nuove nate vengono battezzate da Eleonora con una piccola cerimonia. I nomi sono quelli di persone care: la rosa di Angiolina (la mamma dalla quale ha ereditato l'amore per le piante), la rosa di Benito (un amico e vicino di casa: tutte le case del vicinato hanno una pianta di questa varietà per ricordarne la memoria) e naturalmente la rosa di Valentino, la prima nata: "odora di pepe, ma non ditelo a Valentino perchè non ne è molto contento".






Instancabile Eleonora: parla ininterrottamente, racconta aneddoti storici e scientifici con la naturalezza di una grande maestra. La sua attenzione particolare va ai bambini che intrattiene, coinvolgendoli nell'osservazione delle vari piante e loro la ascoltano incantati.





Al centro del roseto una sorpresa magica: un cerchio di noccioli (nati spontanemente tanti anni fa) circonda una radura incantata. Qui ai visitatori viene chiesto di scrivere un biglietto con un desiderio e di appenderlo ad un albero: "I desideri si avverano" dice Eleonora. Eleonora ha piantato ai margini della radura un rosaio dedicato alla prima bimba nata nel comune di Artegna e morta tanti anni fa a soli otto anni. Come la bimba, la rosa Tommasina è cresciuta per 8 anni regolarmente, per poi fernarsi....sarà un caso? La magia di questo luogo sembra testimoniare che qui davvero abitano fate e folletti, e forse vale proprio la pena di esprimere un desiderio imporante e farlo custodire al giardino di Eleonora.

Non solo rose però! In questo piccolo universo botanico troviamo anche diverse varietà di idrangee e ortensie e alcuni orti sapientemente coltivati anche per la bellezza dei fiori delle piante che fanno da controcanto a quelle delle rose che li circondano, come in un susseguirsi di stanze tematiche progettate da un professionista.



Il tempo fugge, ancora un giro: le rose che l'imperatrice Josephine aveva piantato al castello della Malmaison, le inglesi e poi si conclude da dove tutto è iniziato: le prime trenta piante regalate da Valentino alla sua Eleonora per il trentesimo anniversario di nozze: "Ah se avessi saputo che andava a finire così...." dice sorridendo, lasciando però intendere di essere orgoglioso del paradiso di cui lui e la moglie sono custodi silenziosi e discreti. Per il martedì successivo è prevista la visita di una delegazione della World Rose Society. Verrà il presidente in persona, ma niente clamore, niente notizie sui giornali. "Le rose non vogliono" dice Eleonora a chi vorrebbe lasciare un'offerta per aiutarli a sostenere l'impegno sicuramente gravoso che il mantenimento di questo patrimonio botanico comporta. Nel corso del lungo inverno del Friuli Eleonora e Valentino potano, tagliano, puliscono e bruciano: "tutto deve essere pronto per maggio!" quando moltissimi appassionati da tutto il mondo varcheranno quel cancello pronti a farsi trasportare in un Eden che, spero, chi verrà dopo Valentino e d Eleonora saprà custodire con altrettanta passione.



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