Le rose italiane di Andrew Hornung (parte terza- roseti e ibridatori contemporanei)

 La terza e ultima parte di questa serie dedicata al bel libro di Andrew Hornung: 'Le rose italiane. Un storia di bellezza e passione dal 1800 ad oggi' edito da Pendragon, ci porta al presente, cioè a quelle realtà che ancora oggi, in Italia, parlano di rose prodotte nel nostro paese: roseti prestigiosi e vivai dove l'ibridazione è pratica quotidiana.


Uno splendido giardino di rose 
(foto dal Web)

Chi mi conosce sa che io non sono una grande amante di ibridi di tè o rose moderne in generale, intendendo con esse soprattutto quelle prodotte dagli anni '40 ad oggi. Il mio gusto mi porta verso le forme più morbide e opulente delle rose dell'ottocento e a quelle inglesi di Pemberton e Austin che ad esse si ispirano. Mi sembra giusto, però, in conclusione di questo ciclo dedicato al libro di Hornung rendere omaggio all'enorme opera di divulgazione e produzione di rose che si è svolta negli ultimi settant'anni nel nostro paese.

'Firenze' recente introduzione di Barni (foto dal Web)

Parlo di divulgazione perchè una componente fondamentale del mondo della rosa è costituita da quelle realtà che si occupano non di produzione e vendita, ma della diffusione della storia e della cultura di questo fiore tanto amato. Penso ai roseti nati dalla passione di collezionisti che a un certo punto della loro vita hanno sognato in grande, decidendo di allestire i loro musei all'aria aperta per onorare la memoria davvero millenaria della rosa. In particolare ricordo Gianfranco Fineschi, medico fiorentino che ha creato una delle collezione più vaste al mondo nel suo giardino di Cavriglia intitolato alla moglie scomparsa. Non ci sono mai stata, ma spero di rimediare presto perchè entrare in quel giardino che raduna migliaia di varietà appartenenti a tutte le specie e le classi del genere rosa deve essere davvero come passeggiare nel cuore di questo fiore che là si mostra con tutte le sue forme e colori. Fineschi si cimentò anche con l'ibridazione e riuscì a introdurre sia rose nate casualmente nel suo giardino che nuove varietà da lui stesso prodotte. 


Roseto botanico 'Carla Fineschi' a Cavriglia
(foto dal Web)

Altro roseto-museo è quello di Monza, allestito per volontà di Niso Fumagalli nel parco di quella villa reale da cui iniziarono le ibridazioni di Villoresi all'inizio del 1800, ricordate? In un certo senso posso dire che Fumagalli, impreditore, rodologo e fondatore dell'Associazione Italiana della Rosa (di cui anche il Roseto di Murta è membro) abbia chiuso il cerchio della storia, dal passato al presente, radunando nel Roseto di Monza le rose tra l'altro protagoniste di un prestigioso premio internazionale legato alle nuove introduzioni. Anche i concorsi e i premi hanno segnato il percorso degli ottenitori, indicando le nuove esigenze del mercato e la direzione da seguire per soddisfarle.


Roseto di Monza
(foto dal Web)

Tornando agli ibridatori Italiani, Hornung ha dedicato spazio al vivaio Sgaravatti e un capitolo intero alla dinastia dei Barni. Se oggi si pensa alle rose in Italia questo cognome viene subito alla mente. Il loro catalogo include la produzione di altri ottenitori internazionali e vi si trovano anche alcune varietà antiche, ma da sempre l'obiettivo dell'azienda toscana, le cui origini risalgono al 1892,  è stato quello di creare rose italiane, inserendosi così sulla via tracciata dai loro predecessori che ho nominato, in parte, negli articoli precedenti. Oltre duecento rose introdotte, di cui alcune famosissime, premi internazionali per bellezza e profumo e una continua sperimentazione per traghettare la rosa nel futuro rendendola una pianta facile per ogni giardino: questo è il percorso che accomuna tutte le moderne aziende che producono rose e delle quali Barni è certamente una delle più importanti. Tra le linee della loro produzione, cito solo le 'Toscane' selezionate per le condizioni climatiche simili a quelle della Maremma, risposta creativa alle inglesi di Austin, dice Hornung, alle quali si rifanno per il loro aspetto che richiama alle rose antiche.


'Rinascimento' Barni

L'ibridazione di rose in Italia oggi non è portata avanti solo da Barni o dalle grandi aziende, cito tra gli ottenitori meno noti il sanremese Antonio Marchese autore della famosa 'Rosa Mystica' del 1998, Roberto Serra con il suo vivaio dell'astigiano e Franco Galliati con la sua bella 'Regina Margherita'.


'Rosa Mystica', Antonio Marchese

 Sempre più si sono fatti strada altri produttori che hanno ottenuto un importante riscontro internazionale come ad esempio Nicola Cavina (non più in attività, a quanto mi risulta) e il giovane Davide Dalla Libera che nel 2009 ha vinto il premio 'Più bella rosa italiana', proprio aMonza per tornare poi sul podio nel 2014 con la varietà 'Peace in you'. Proprio mentre scrivevo questo post, stamattina, mi è arrivato l'annuario dell'Assoiazione Italiana della Rosa con i nomi dei vincitori di tutti i concorsi svolti tra il 2019 e il 2020. Il nome di Dalla Libera ritorna più volte con varietà indicate con un codice e  quindi non ancora introdotte sul mercato. Un bel successo davvero! 

Davide dalla Libera nel suo vivaio Novaspina

La storia della rosa in Italia continua, quindi, grazie all'entusiasmo di chi impiega anni a ibridare e valutare le rose ottenute credendo nei propri sogni. Ma la storia continua anche nei nostri giardini dove vale la pena trovare un posto per le creature di questi autori che con tanto lavoro e sacrificio matengono il nostro paese tra i protagonisti della storia della rosa.


'Peace in you' Davide Dalla Libera

Bene, spero che questo lungo consiglio di lettura vi possa stuzzicare e invogliare ad acquistare questo libro che, pur essendo a tratti molto ricco di elenchi di rose, offre un interessante approfondimento sul mondo di questo fiore. E' un volume che non dovrebbe mancare nella biglioteca degli appassionati.










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