Wabi-sabi, la bellezza delle cose imperfette....anche in giardino

 Il wabi-sabi è una filosofia di vita così radicata nella cultura dei giapponesi che anche per loro è difficile definirla. Se interrogati su cosa sia effettivamente questo modo di vivere, molti di loro rispondono di capire la sensazione che dà, ma di non riuscirla a spiegare. Mossa da curiosità e dalla voglia di mettere in pratica nel quotidiano quello che mi sembrava poter essere un buon principio di benessere, ho letto un libretto prestatomi da un'amica: Wabi-Sabi per artisti, designer, poeti e filosofi edito da Ponte alle Grazie e scritto da Leonard Koren che, essendo architetto, ha indagato questo principio filosofico dal punto di vista soprattutto legato all'estetica. A dire il vero, inizialmente ero un po' scettica sul fatto di trovare la risposta che cercavo in un piccolo manuale di architettura. Io sono prof. e giardiniera, non devo mica costruire case (almeno per ora 😚). 


Tuttavia, le primissime parole dell'introduzione, mi hanno fatto intuire di essere proprio nel posto giusto: 'Il wabi-sabi è la bellezza delle cose imperfette, temporanee e incompiute. E' la bellezza delle cose umili e modeste. E' la bellezza delle cose insolite'. Accipicchia! Vuoi vedere che sto praticando il wabi-sabi da anni senza saperlo? E già perchè da tempo, ormai,  vado predicando che la bellezza vera è proprio nelle cose più semplici e umili che ci circondano. E' quello spiraglio di luce che filtra dalla fessura di un muro tutto rotto (parafrasando a modo mio le parole del compositore e musicista Leonard Cohen). E hanno proprio ragione i giapponesi, è difficile spiegarlo. Secondo Koren, il termine inglese più vicino a wabi-sabi è rustic: semplice, senz'arte, non sofisticato, rustico, appunto. Questo termine, tanto caro anche ai poeti del romanticismo inglese, rimanda al mondo rurale, alla vita di campagna che scorre scandita dal ritmo della natura, nella semplicità e nella gratitudine per ciò che si ha. Ecco, praticare il wabi-sabi, o meglio farlo diventare parte del nostro modo di essere significa prima di tutto essere profondamente grati nel qui e ora. Non a caso, le radici di questa filosofia di vita, divenuta estetica, affondano nel buddismo Zen.

La natura, come sempre accade nelle filosofie e religioni orientali (ma non solo), è il cuore della spiritualità wabi-sabi che ci dice come la verità scaturisca dall'osservazione dei suoi elementi. Detto dai giapponesi costantemente alle prese con le bizze di madre terra, forse questo significa accettare davvero con serenità il fatto che tutto finisca, che tutto sia imperfetto e che tutte le cose siano incompiute! Sante parole dal punto di vista di una giardiniera che costantemente pensa e ripensa a come rendere magnifico il suo piccolo giardino inerpicato su una collina e circondato da un panorama con potenziale, certo, ma non proprio sfruttato al meglio! Proseguendo oltre nella lettura, però, ho incontrato altri due principi wabi-sabi di cui in effetti sono già convinta: 'I dettagli trascurati o poco appariscenti possiedono una loro grandezza', 'Da ciò che è brutto si ottiene il bello'....capperi è prorpio vero! Sono anni che dico che anche il mio sfortunatissimo e grigissimo quartiere è, invece, ricco di potenziale. E tornando al mio giardino, questo che sto osservando dalla finestra qui e ora devo dire che la sua trasformazione, in continuo divenire e imperfetta, è iniziata proprio da un'intuizione: un giorno, parecchi anni fa ormai, andando oltre le scale che portano a quello che un tempo era l'orto, ho intravisto un potenziale, ho avuto una visione, ho immaginato rose e fiori di ogni tipo dove regnava l'abbandono. E da allora non ho mai smesso di credere e di lavore a quel sogno perchè sono davvero convinta che la vera bellezza sia nel rendere migliore ciò che la vita ci ha dato. Certo che un meraviglioso giardino, curato magari da personale specializzato, in piena campagna o in collina e dotato di villone antico è indubbiamente bello, ma io penso che lo siano altrettanto quei piccoli pezzettini di terra o terrazzi che i piccoli giardinieri come me trasformano giorno dopo giorno coltivandone il potenziale, fosse anche un pezzettino di marciapiede impreziosito da qualche piantina come ne ho visti alcuni qui vicino a San Quirico, ad esempio. 


Tutto ciò per dire che si è felici solo se si è veramente grati per ciò che si ha. Se si vive costantemente paragonandosi agli altri o invidiando chi ha (ciò che noi reputiamo) di più saremo sempre insoddisfatti e rancorosi. Da mamma mi viene da dire che la cosa peggiore che possiamo fare a un figlio sia rinfacciargli costantemente chi non è e chi pensiamo non sarà mai. Essere grati non vuol dire accontentarsi, tutt'altro! Significa apprezzare ciò che siamo e che abbiamo e da lì partire per renderlo ancora migliore. Significa saper lasciare andare le cose che non sono per noi, con serenità. Sembra un percorso in salita, ma non lo è. Io ho iniziato qualche anno fa proprio dalla gratitudine: ogni mattina appena sveglia scrivo le cose per cui sono grata (cose semplici: una bella passeggiata con il mio cane, aver visto un pettirosso il giorno prima, una risata con i miei figli, una buona tazza di caffè ecc) e da lì inizio la giornata con positività, o almeno ci provo. Fosse solo anche una cosa, scrivetela e gioitene, vedrete che con un po' di allenamento il vostro elenco di cose belle diventerà sempre più lungo. 

Buon wabi-sabi giardinieri (e non solo)

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