Un fiore per ogni mese, ma per aprile prati e praterie

'Oh come questa primavera d'amore somiglia all'incerto splendore di un giorno di aprile! Adesso mostra tutta la bellezza del sol e tutto, tra poco, una nube porta via'.

                                                  William Shakespeare

Il mese di aprile è un mese pieno di energia, è il mese in cui la natura esplode in tutto il suo vibrante potenziale, colorando le chiome degli alberi e riempiendo i prati di una miriade di fiori spontanei, preziosissimi per il lavoro e la vita degli impollinatori e, di conseguenza per il pianeta.

Illustrazione del mese di aprile di Lady Edith Holden

Le temperature miti dell'inverno, a cui il clima ci sta abituando, fanno sì che già a fine febbraio, in realtà, inizi la fioritura di pratoline, boraggine, viole, tarassaco, primule, silene, borsa del pastore e del poco apprezzato aglio orsino che tinge di bianco prati, terreni incolti e bordi delle strade. Un susseguirsi di semplici fioriture che anticipano la grande bellezza dei prati di aprile: tavolozze di colori che virano dal blu al violetto, con grandi chiazze gialle e bianche che spiccano sull'intenso verde dei prati di primavera.


Tarassaco

Aglio selvatico



 
Borsa del pastore

Silene dioica

Aglio orsino


Silene alba

Sono sempre più affascinata dalla vista di un prato incolto perchè è un ottimo esempio di quanto la natura sia in grado di prosperare, badando a sè stessa. Prima ancora che esistessero i giardini formali come li intendiamo oggi, tutta la terra era un giardino creato, stagione dopo stagione, da Madre Natura. Nel Medioevo si coltivavano gli ortaggi e le piante medicinali, ma se si voleva un fiore, per lo più lo si coglieva in natura. Lo stesso William Shakespeare, nelle sue opere, arricchisce i dialoghi dei personaggi con riferimenti continui al simbolismo legato alla flora spontanea, perchè essa era parte integrante della vita quotidiana di chi viveva ancora a stretto contatto con la natura, riconoscendone il valore curativo per il corpo e per lo spirito. 
Boraggine

A inizio aprile le fioriture dei giardini creati dall'uomo sono ancora poche, tutto sommato: ci sono le Iris, qualche camelia, le magnolie. I narcisi sono ormai finiti per lo più, così come i crochi e gli anemoni. Sta arrivando il culmine della fioritura per i tulipani, esplodono i glicini e iniziano le prime rose anticipatarie. Ma chi delizia i nostri occhi sono le fioriture spontanee che aprono le danze del gran ballo del mese di maggio. 

Fiori spontanei (foto dal web)

Falciare un prato in questo periodo è davvero un gran sacrificio per la vista, ma anche per gli insetti che nelle prime fioriture trovano una importante fonte di energia e vita. La necessità di preservare aree di incolto anche nei giardini più formali, per fortuna, sta diventando una moda. Come sempre gli inglesi e i francesi hanno aperto la strada a questo nuovo modo di fare un prato e invitano ogni giardiniere a non rasare tutto lo spazio verde a loro disposizione per contribuire a creare un rifugio e un prezioso ecosistema favorevole agli insetti. Recentemenete un amico botanico mi ha fatto riflettere su un dato di realtà: un prato all'inglese perfettamente rasato è un prato morto! Una prateria incolta, invece, è un vero e proprio santuario per la flora e la fauna, oltre ad avere notevoli vantaggi in termini di risparmio idrico perchè non necessita di irrigazioni. 

Un magnifico prato incolto (foto dal web)

Tra i pionieri in questa nuova visione di fare giardino cito solo  Christopher Lloyd,  proprietario e autore del capolavoro Great Dixter (East Sussex). Nel suo bel libro: 'Meadows at Great Dixter and beyond', il suo ererde Fergus Garrett ricorda i commenti disgustati di chi, una ventina di anni fa, in visita al giardino formale, si imbatteva nelle aree lasciate volutamente incolte, senza capirne il valore biologico e tantomeno estetico. Oggi, grazie a questi coraggiosi giardinieri e ad altri grandi architetti del paesaggio come l'olandese  Piete Oudolf, sempre più spesso si sente parlate di prati spontanei. Nel nostro piccolo anche a Murta stiamo riportando in vita una prateria, proprio fuori dal Roseto, per contribuire a far capire l'importanza di avere aree di verde incolto anche in città.


La prateria di Great Dixter (foto dal web)

 Il nome Aprile pare derivare dal greco 'aphròs', la spuma del mare da cui, secondo il mito, nacque Afrodite, dea della bellezza, dell'amore e della fertilità a cui il mese è dedicato. I Romani la  celebravano con il nome di Venere verticordia, la Venere che apre i cuori, proprio il primo giorno del mese che a lei consacravano per garantirsi ricchi raccolti.

In alcune regioni del Nord, si dice che, per seminare bisogna aspettare che la terra sia 'innamorata', cosa che, secondo tradizione, avviene proprio in questo mese, particolarmente adatto alla semina e che sembra richiamare il mito di Afrodite/Venere.

Aprile, dunque, ci racconta storie di rinascita, resurrezione e nuovi inizi. Non a caso la Pasqua, le cui origini pagane ho già raccontato nell'articolo precedente, cade proprio in occasione della prima luna piena di primavera generalmente in aprile. Come sempre, l'invito è quello di leggere la metafora di vita che si cela dietro questi significati legati alla tradizione e di provare a rispondere all'invito che ci fa: entriamo nel nuovo mese con intenzione, non lasciamoci trascinare dalla corrente, creiamo più spazio per noi stessi e per una vita più sana e lenta a contatto con la natura e con la sua energia di vita.

Buon aprile dunque! 



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