Io e il Bianconiglio: ode alla curiosità creativa

 

Essere curiosi è una caratteristica spesso ritenuta negativa, ma io non la penso così. O meglio, mi è ben presente la differenza tra l’aggettivo “curioso”, inteso come “pronto ad interessarsi a nuove cose, ad esplorare circostanze ignote, a provare nuove esperienze” e “ficcanaso” proprio di chi, invece, esplora solo le faccende altrui. Dopo questa necessaria distinzione, non faccio alcuna fatica a definirmi una persona curiosa! E se, per caso, mi capita di imbattermi in qualcosa che accende il mio interesse, eccomi precipitare in un vortice di nuovi mondi da esplorare che mi porterà solo ad entusiasmarmi di nuove cose che dovrò per forza studiare, provare a realizzare e….condividere! Ricordate quando la curiosa Alice apre la porticina del Bianconiglio e precipita in una realtà fatta di infinite avventure, più o meno belle, che si sarebbe evitata se avesse continuato a leggere il suo libro in pace? O forse stava facendo un pisolino? Non mi ricordo! Insomma, tutto questo sproloquio per raccontarvi che, proprio ieri mentre cercavo di occupare il tempo, bloccata a casa dall’influenza, leggiucchiando qua e là mi sono imbattuta nell’ennesimo Bianconiglio e…l’ho seguito naturalmente! E sapete una cosa? Come (quasi) sempre ho fatto bene perché: 

1. Ho imparato nuove cose che mi hanno dato una carica di energie positive 

2. Mi ha dato l’opportunità di risentire una cara amica 

3. Ho trovato lo spunto per fare una delle cose che preferisco (dopo il giardinaggio): scrivere! 


Ma andiamo con ordine. La mia ricerca è iniziata dai riti legati al 1 di febbraio, festa pagana di Imbolc legata al culto di Brigit, Dea del fuoco, della creatività e della rinascita. Siamo a metà strada tra i solstizi e, anche se la natura pare ancora addormentata, la linfa, stimolata dall’aumento progressivo della luce, si muove e inizia a riempire di nuova energia le piante fino al totale risveglio che celebreremo con Ostara, l’equinozio di Marzo: la rinascita!

Per approfondire:  vi rimando ad una vecchio articolo su Imbolc  e su febbraio per preparavi al nuovo mese con intenzionalità, ricordandovi che, da sempre, questo è un mese associato alla purificazione del corpo e dello spirito. E’ tempo di liberarsi soprattutto dai pensieri negativi e da quelle vecchie abitudini che non ci fanno fiorire. Negli articoli trovate qualche suggerimento su come provare a farlo, magari non riuscendoci completamente, ma siamo consapevoli del fatto che ogni piccolo cambiamento è movimento, è evoluzione, è vita!

 


Tempo di Imbolc sulla Ruota dell'Anno

Insomma, mentre cercavo di approfondire la simbologia di Imbolc, ecco il mio amico Bianconiglio sussurrare al mio orecchio: "Calendario Ogham degli alberi!".  “Caspita! Calendario e alberi nella stessa frase (di Ogham ignoravo il significato)”, mi sono detta “devo leggere”! E così ho letto e sono precipitata, ancora una volta, nella tana delle meraviglie della cultura celtica.

 

I Celti trasmettevano la propria cultura in modo prevalentemente orale. I custodi di questo antico sapere erano i Druidi: sacerdoti, consiglieri, guaritori, astronomi e poeti che dedicavano la vita a conoscere e tramandare cultura. Tuttavia, anche i Celti avevano una forma di scrittura chiamata Ogham che, secondo la tradizione, era stata ideata dal Dio della guerra Ogma. L’intento della divinità nella creazione di questo codice era stato quello di fornire agli uomini colti un linguaggio segreto per custodire la tradizione. I Druidi credevano che il pensiero potesse essere più vitale se trasmesso con la parola viva, creata dalla voce. Scrivere lo limitava e per questo non usarono gli Ogham per trascrivere tutta la summa della loro dottrina, ma per scambiare messaggi tra di loro o per la divinazioni.  Questo codice, quindi, rimase una sorta di scrittura rituale fino al declino del druidismo, dopodiché si diffuse tra il popolo. Esistono reperti di scrittura Ogham su pietra risalenti al 500 DC, ma gli studiosi sono certi che le origini di questo codice siano molto più antiche anche se le prime incisioni, realizzate su tavole di legno, sono andate perdute.



Illustrazione dei simboli Ogham

I grafemi Ogham sono composti da linee che, organizzate in modo differente, danno origine a 20 simboli (feda) suddivisi in quattro serie (aicmi). Quel che ha colpito la mia curiosità è il fatto che ogni simbolo è legato ad un albero sacro ai celti: il faggio, il biancospino, il salice e la betulla, ad esempio, e che ogni albero è associato ai Sabbat della Ruota dell’Anno e ai periodi tra loro intermedi.

Rappresentazione degli alberi sacri sulla Ruota dell'Anno

 Molto interessante! Prendiamo, ad esempio, la betulla e facciamo qualche ricerca….ecco ancora il Bianconiglio! Il nome betulla deriva dalla radice protoindoeuropea bhereg- che significa: brillare, splendere e che è la stessa da cui ha origine il nome Brigit, la Dea del fuoco, appunto, venerata a Imbolc e raffigurata con in mano un bastone di betulla! 


Luminose cortecce di betulla

Ecco! Tutto torna sempre nel cerchio della Ruota dell’Anno. Anche il compagno di Brigit, il Dio della luce Lugh è legato a questo albero sacro.

          

                                                                Brigit e Lugh

 Ma aspettate perché il meglio deve ancora venire. Brigit e Lugh hanno delle divinità corrispondenti nell’Olimpo dei Celti della Gallia Cisalpina (che comprende anche la Liguria): Belisama e Belenus. Belenus???? Mi viene immediatamente in mente una località poco distante da casa mia dove vive una cara amica, la scrittrice Chiara Ferraris che, ovviamente, contatto subito per ulteriori chiarimenti. Ebbene sì! Il nome di Beleno è legato assolutamente al Dio dei Celti che vi vivevano! Data la posizione soleggiata del paese è qui che veniva venerato il Dio della Luce! Stando a voci non documentate, Chiara racconta che, dopo la cristianizzazione delle popolazioni locali, al culto di Beleno subentrò quello di San Michele, Angelo della luce….. beh...che cose interessanti!


Incisione con la rappresentazione del Dio Beleno

Insomma quello che era iniziato come un languido e noiosetto pomeriggio di lettura durante la convalescenza ad energia zero, si è concluso in tarda serata con la gioia rigeneratrice del fuoco della scoperta (evviva Brigit!) da cui si sono originate mille idee da concretizzare e condividere. Mi sono sentita ricaricata, nonostante la debolezza lasciata dall'influenza. 

Ecco! La curiosità (quella buona), se ben indirizzata e supportata dalla creatività, genera un'energia positiva che aiuta a stare meglio anche quando si è fuori fase, che spinge ad esplorare nuove conoscenze e che aiuta a sentirci pieni di voglia di fare. Io credo di avere la fortuna di essere una persona che abbonda sia in curiosità che in creatività. Amo dedicare tempo alle cose che mi fanno stare bene e questa è una delle pratiche che psicologi e neuroscienziati consigliano per dare luce alla propria vita. E se Brigit è l'archetipo che dona tutto ciò, bisogna celebrarla come si deve il 1 febbraio, non credete? Cercate sempre di essere curiosi (non ficcanaso, mi raccomando) e di coltivare interessi che vi facciano risplendere anche nei momenti più bui. Coltivate pratiche creative che vi coinvolgano, che vi diano un piccolo obiettivo concreto da realizzare. Diventeranno il vostro salvagente, la vostra bomboletta di ossigeno e vi aiuteranno a fiorire ad ogni passo del vostro cammino! Seguendo i vostri Bianconigli troverete sempre la primavera dentro di voi anche nel cuore dell'inverno più freddo!

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Grazie!

Sabrina


Tutte le immagini sono tratte dal Web e mi scuso per i caratteri altalenanti, ma oggi anche blogger è in fase creativa!



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